Nel distretto termomeccanico veneto si registra un rilancio stagionale, nonostante il crollo delle pompe di calore aerotermiche, le cui vendite sono diminuite a un terzo rispetto all’anno scorso. Questo avviene in un contesto di fine del Superbonus a febbraio, che aveva causato uno stallo nel settore.
Il settore termomeccanico veneto, con i suoi circa 20.000 occupati e aziende di spicco come Riello, Ferroli, Baxi, e Clivet, vive una fase di riorganizzazione. Le aziende, nonostante un 2022 di forte domanda, hanno affrontato difficoltà nella realizzazione e consegna dei prodotti. La vendita delle pompe di calore è diminuita del 40% (con un -70% sui sistemi ibridi), mentre le caldaie hanno visto una riduzione del 20-30%. Sit, un’azienda di componentistica innovativa, ha comunicato l’uso di cassa integrazione e un contratto di solidarietà tra Padova e Rovigo, segnalando un’atmosfera di incertezza nel settore.
Le caldaie a metano stanno ritrovando spazio nel mercato, a discapito delle pompe di calore. La domanda di caldaie sta crescendo con l’arrivo dell’inverno, con aziende come Baxi che stanno riorganizzandosi di fronte a questa nuova realtà. Nonostante la riduzione delle vendite, Baxi prosegue nello sviluppo di tecnologie avanzate, includendo l’uso dell’idrogeno.
Il mercato si proietta verso la fine del 2023 con un calo generale del 25% nelle vendite di caldaie e pompe di calore. In particolare, i sistemi ibridi, che combinano caldaie a gas e pompe di calore, hanno subito una caduta del 70%. Baxi sta valutando opzioni per uno stabilimento dedicato alle nuove tecnologie. Nonostante il rallentamento iniziale, la direzione verso sistemi aerotermici e l’uso dell’idrogeno rimane chiara.
In conclusione, il mercato termoidraulico si sta riadattando alle nuove realtà economiche e tecnologiche, affrontando una transizione verso un futuro energetico più sostenibile, ma con passi più incerti rispetto alle aspettative iniziali.
Fonti: Corriente del Veneto